Cibus Loci

Corso di Formazione per giornalisti (con crediti formativi)

Una buona informazione sul cibo, sulle origini e sulla qualità

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“Una DOP – ma cos’è poi una DOP? Un giuramento un po’ più da vicino, una promessa più precisa, una confessione che cerca una conferma, un apostrofo rosso fra le parole “produttore e consumatore”, un segreto soffiato in bocca invece che all’orecchio, un frammento d’eternità che ronza come l’ali d’un ape, una comunione che sa di territorio, un modo di respirarsi il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell’anima!”

Liberamente tratto da E. Rostand – “Cyrano de Bergerac”

Mangiare bene e sano ma non solo: mangiare “cibus loci”, il cibo del territorio. Ma è necessario essere attentamente informati. DOC, DOP, IGP e le altre denominazioni territoriali autentiche e no, la difesa dei consumatori e quella dei produttori: nel piatto finisce anche e soprattutto l’informazione che deve sapere spiegare e ‘’apparecchiare’’, oltre che cucinare, in modo corretto la tavola delle notizie.

Giornalisti esperti e tecnici professionisti del settore, rappresentanti di realtà DOP e IGP, alla ’tavola’’ dell’informazione sul cibo, dei diritti di chi consuma e di chi produce. Insomma: fare attenzione al prodotto originale, ovvero sapere riconoscere la notizia fondata dalla fake news, come insegna la differenza tra parmigiano reggiano e parmesan.

Obiettivi del corso

Crescono le opportunità per il giornalismo agroalimentare, spesso agganciato a quello turistico-culturale, di offrire un’informazione qualificata e autorevole nel Paese più evoluto dal punto di vista enogastronomico.

Il corso:

  • Offre contenuti, visioni e riflessioni per affrontare la comunicazione con completezza di informazione, accuratezza nella terminologia e conoscenza d’insieme.

  • Corrobora il ruolo del foodwriter, sospingendo a svolgerlo ad alto livello, con benefici diffusi sia personali (una qualificazione che offre crediti) che nei confronti dell’arte stessa della gastronomia e dell’intero comparto.

  • Aiuta a fare e riconoscere il buon giornalismo alimentare, cosa a tutt’oggi non facile né frequente.

  • Sollecita i professionisti dell’informazione a porre attenzione al pericoloso ”effetto imbuto”, ossia la capacità di diffondere ed espandere, senza trattenere, e a costruire un solido bagaglio della persona, non solo del giornalista.

  • Affina e dipana i complessi ma abusati concetti di qualità, distintività e valorizzazione dei prodotti tipici e dei saperi locali

  • Accompagna un modello di qualità non massificato, offrendo una reazione all’appiattimento dei consumi e, anche, di pensiero, con il giusto spazio alle aperture e alle esperienze diversificate.

  • Propone il valore della differenza in antitesi al concetto del “migliore” riportando il focus sui prodotti (finiti e con una forte identità, ancorché ingredienti) piuttosto che sull’aspetto performativo. I moderni stili di vita hanno reso meno evidente il legame fra prodotto e consumatore, ma le D.O. offrono grandi possibilità per i prodotti tradizionali e risposte efficaci nell’attuale scenario caratterizzato da:

  • comportamenti di consumo in rapida evoluzione, con una crescente ricerca del valore anche associato all’esperienza

  • grande cambiamento in tutto il settore dove lo scenario competitivo si fa sempre più complesso e la filiera si trasforma.

  • complementarietà di comunicazione tra online e offline, con un ampliamento dei fattori chiave della scelta a vantaggio dell’emozionalità e della veridicità.

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